il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



martedì 9 settembre 2008

Un bagaglio di responsabilità 2

E’ curioso come da quello che doveva essere l’argomento principale di una riflessione si possa divagare in un contesto che è stato pure definito “romantico”. In realtà il mio precedente post voleva essere un mettere insieme situazioni vissute nelle nostre città e quartieri e non un semplice sentito dire. Voleva cercare di trasmettere un po di quelle emotività che hanno mosso in quegli anni milioni di persone.
Comunque il virus scatenante di tutto il discorso era e rimane la Georgia che in apparenza sembrerebbe non azzeccarci niente rispetto ai ragionamenti fatti mentre in realtà assume una importanza assolutamente primaria.
La complessità della cosa in realtà parte da una necessità che non credo sia appannaggio solo della sinistra, ed è, “da che parte sto”. Ai tempi del Vietnam non avevamo alcun dubbio in proposito e i problemi che potevano nascere la dove in realtà c’erano dei veri conflitti armati come tra URSS e Cina venivano da noi semplificati con un “Russia Cina uniti in Indocina” . Non ci ponevamo la questione sul politicamente corretto ma dell’eticamente corretto.
E’ così che senza neanche accorgecene arriviamo a quello che può essere considerato il punto più pericoloso dai tempi della guerra fredda, forse, il più pericoloso dai tempi della crisi dei missili a Cuba.
Non voglio entrare nel merito di chi dei due contendenti abbia ragione non è questo il problema, specialmente se facciamo una degressione sui diversi passaggi, dallo scudo spaziale alle volontà separatiste dell’Ossezia, dall’invasione e bombardamenti dei georgiani dell’Ossezia all’intervento russo a difesa degli osseti e sicuramente a difesa dei suoi confini, e, tanti altri piccoli ma non meno gravi episodi che la dicono lunga su quanto c’è di grave in questo conflitto.
Quando ero ragazzino e a scuola o la maestra o successivamente i professori di storia, dicevano, che con l’uccisione dell'erede al trono Francesco Ferdinando a Sarajevo, da parte di un nazionalista serbo, era cominciata di fatto la prima guerra mondiale mi domandavo cosa c’azzeccasse l’uccisione di neanche un imperatore, ma dell’erede al trono, con quell’autentico macello di morti con cui l’Europa ha dovuto fare i conti. Cosa avrebbe dovuto succedere quando fu assassinato Kennedy? E cosa è successo dopo l’11 settembre 2001 in Iraq che non aveva mandato gli aerei contro le torri gemelle e non aveva neanche le tanto ricercate armi di distruzione di massa?
Quando i signori della guerra hanno deciso per i loro interessi una guerra la guerra alla fine c’è stata.
Quando a questo punto alcune menti eccelse soprattutto in malafede rispetto al problema reale propone l’adesione della Georgia alla NATO io non lo nego ho paura. Ho paura perchè è la lenta costruzione per un intervento armato contro la Russia. Intervento che verrebbe legittimato dall’esigenza di difendere un paese “membro” dell’alleanza come da statuto della stessa alleanza atlantica
E’ semplicemente il mettere le basi per un conflitto permanente da un unico esito certo morte e distruzione. E non ci consoli il pensiero che tanto non scoppierà “perché altrimenti finiamo tutti a gambe all’aria”perché della lungimiranza dei nostri governi e della leadership americana, sia essa repubblicana, sia essa democratica, non mi fido e non ci si può fidare.
A questo punto però necessita affrontare la parte inquietante che ci riguarda come cittadini, come pacifisti, come uomini e donne di sinistra.
C’è forse stato un incremento di mortalità in italia che ha decimato nella migliore delle ipotesi tutti coloro che hanno esposto sei anni fa milioni di bandiere della pace dal nord a sud isole comprese?
Quali sono le nostre parole d’ordine che portiamo nelle piazze che urliamo da balcone in balcone e ne facciamo elemento di cultura militante contro le guerre?
Mai penso come in questo momento si sente l’esigenza di una presenza della sinistra. Mai come in questo momento si sente l’esigenza di una sinistra unitaria su temi come quello della Pace.
E’ una responsabilità dalla quale non ci possiamo ne vogliamo sottrarre.

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